L’Autostima
L’AUTOSTIMA
(di Alberto D’Auria psicologo-psicoterapeuta)
UNA DEFINIZIONE DI AUTOSTIMA
Autostima: Considerazione che un individuo ha di sé stesso. L’autovalutazione che è
alla base della selfesteem può manifestarsi come sopravvalutazione o come
sottovalutazione a seconda della considerazione che ciascuno può avere di sé,
rispetto agli altri o alla situazione in cui si trova. Di norma l’autostima viene meno
negli stati di depressione, mentre si rafforza negli stati maniacali1
.
Secondo l’enciclopedia italiana Treccani, la definizione che meglio si presta a
descrivere il costrutto di autostima, è quella che avete letto soprastante e che ora
analizzeremo e spiegheremo punto per punto.
• “Considerazione che un individuo ha di se stesso”. Questa definizione pone in
prima luce un concetto chiave, che può apparire scontato quantunque non lo
sia: l’autostima è una valutazione individuale di sé. Si tratta di un giudizio di
valore che noi attribuiamo al nostro io, in modo auto-riferito. È importante
riflettere su quanto il nostro giudizio non equivalga necessariamente a quello
degli altri, sebbene ne sia in parte influenzato. Il nostro modo di guardare il
mondo è differente da quello di ogni altro essere umano, pur con delle
similarità che possono accomunare più individui; anche la nostra osservazione
di un oggetto fisico, come ad esempio un albero, non equivarrà mai
completamente all’osservazione di un altro o di un’altra.
Oltre al nostro lato razionale, le nostre osservazioni sono intrise anche delle nostre
sensazioni, emozioni e del bagaglio di esperienze che ci accompagnano.
1
http://www.treccani.it/enciclopedia/autostima/
Questo albero, infatti, può suscitare sensazioni differenti in ognuno, può essere
considerato bello, tenebroso, ostile,
daremo sarà inconsciamente dipendente dalla nostra memoria e dal nostro personale
schema interiore di “albero
percezione unica di un qualunque oggetto, per
avviene per la percezione che a
fortuna, non sarà mai, nel bene e nel male, quello di un altro.
In contrapposizione a quanto detto,
autostima non riceva alcuna influenza dall’ambiente con cui siamo in contatto.
Sebbene le nostre auto-valutazioni non saranno mai identiche a quelle di altri,
possono esserne influenzate, come verrà esaminato in seguito.
• “L’autovalutazione che è alla base dell’autostima può manifestarsi come
sopravvalutazione o come sottovalutazione a seconda della considerazione che
ciascuno può avere di sé”
considerarsi problematica non solo la sottovalutazione d
sopravvalutazione: non essere in grado di percepire i propri limiti, avere la
2
http://www.treccani.it/enciclopedia/autostima/
Questo albero, infatti, può suscitare sensazioni differenti in ognuno, può essere
considerato bello, tenebroso, ostile, affascinante, e così via . La valutazione che gli
daremo sarà inconsciamente dipendente dalla nostra memoria e dal nostro personale
albero”. È importante ricordare che così come abbiamo una
percezione unica di un qualunque oggetto, persona o entità al di fuori di noi, così
avviene per la percezione che abbiamo di noi stessi. Il modo in cui ci valutiamo
non sarà mai, nel bene e nel male, quello di un altro.
In contrapposizione a quanto detto, non è nemmeno possibile afferm
autostima non riceva alcuna influenza dall’ambiente con cui siamo in contatto.
valutazioni non saranno mai identiche a quelle di altri,
possono esserne influenzate, come verrà esaminato in seguito.
e che è alla base dell’autostima può manifestarsi come
sopravvalutazione o come sottovalutazione a seconda della considerazione che
ciascuno può avere di sé”2
.Questo estratto mette in luce come possa
considerarsi problematica non solo la sottovalutazione d
on essere in grado di percepire i propri limiti, avere la
http://www.treccani.it/enciclopedia/autostima/
Questo albero, infatti, può suscitare sensazioni differenti in ognuno, può essere
. La valutazione che gli
daremo sarà inconsciamente dipendente dalla nostra memoria e dal nostro personale
”. È importante ricordare che così come abbiamo una
sona o entità al di fuori di noi, così
di noi stessi. Il modo in cui ci valutiamo, per
possibile affermare che la nostra
autostima non riceva alcuna influenza dall’ambiente con cui siamo in contatto.
valutazioni non saranno mai identiche a quelle di altri,
e che è alla base dell’autostima può manifestarsi come
sopravvalutazione o come sottovalutazione a seconda della considerazione che
uesto estratto mette in luce come possa
considerarsi problematica non solo la sottovalutazione di sé ma anche la
on essere in grado di percepire i propri limiti, avere la
convinzione di poter “vincere” sempre e comunque può rappresentare un
problema tanto quanto avere una percezione opposta di se stessi.
Alla luce di ciò, possedere un’autostima equilibrata non significa certo
considerarsi capaci di tutto, perfetti e un gradino sopra gli altri, piuttosto
significa avere la giusta consapevolezza delle proprie potenzialità e dei propri
limiti, mantenendo una visione di se stessi che ci aiuti a far fronte alle
difficoltà e al dolore.
La sopravvalutazione e la sottovalutazione possono condizionare
negativamente le nostre vite in differenti ambiti, soprattutto nelle relazioni
infattinon è per nulla strano pensare che comunicare con una persona con un
ego spropositato ci porterebbe probabilmente ad avere reazione di
allontanamento o di fastidi.Mentre da una parte la sottovalutazione di
séimplica una scarsa fiducia nei propri riguardi e nelle proprie capacità, una
dimostrazione di insicurezza e di incapacità di contare su se stessi, correlata
alla manifestazione costante della paura, dall’altra la sopravvalutazione di sé si
esterna attraverso atteggiamenti intrisi di egocentrismo, narcisismo,
prevaricazione e mancanza di spontaneità3
.
• “Di norma l’autostima viene meno negli stati di depressione, mentre si rafforza
negli stati maniacali4”.Quest’ultimo estratto pone il focus su una delle
conseguenze più negative che può portare un’autostima disequilibrata: quando
è carente può essere uno dei fattori che si legano alla depressione, così come
quando è esagerata si connette a stati maniacali.È importante che il legame tra
questi stati patologici non venga scambiato per un’attribuzione di causalità
diretta, tanto è vero che avere una bassa o un’alta autostima, non conduce
necessariamente a sviluppare stati depressivi o maniacali, così come avere la
tosse, non porta indiscutibilmente a sviluppare una broncopolmonite. Per
questo motivo, il legame tra autostima e stati patologici non è da sottovalutare
ma è legato ad una serie di concause.
3
«Autostima. M.C. Strocchi, San Paolo, 2002; Dispensa sull’autostima a cura di Angelo Brusco.
4
http://www.treccani.it/enciclopedia/autostima/
“Autostima” significa avere fiducia nelle proprie capacità e diritto ad essere felici.
Qual è quindi il significato? Fidarsi della propria mente e sapere di meritare la
felicità.
Il doversi fidare delle proprie capacità e potenzialità così da diventare un essere
pensante.
Gli studi sul concetto di sé e sull’autostima riguardano una lunga serie di elaborazioni
teoriche ed esiste una corposa letteratura a riguardo. Tuttavia, emerge una certa
confusione nel definire i due costrutti e questo è dovuto alla convinzione che essi
possano venire utilizzati in maniera intercambiabile. Prima di presentare una veloce
disamina sulle personalità di spicco che si sono occupate di definire l’autostima,
risulta necessario precisarne il significato e definire una differenza tra “concetto di
sé” e “autostima”:
• Il Concetto di sé riguarda la moltitudine di elementi a cui facciamo riferimento
per descrivere noi stessi. Rientrano in questo costrutto il proprio nome, l’etnia,
l’età, ma anche le nostre preferenze, i nostri valori e le descrizioni fisiche. Ad
esempio, Marta vedrà se stessa come una direttrice d’azienda, come sorella di
Lucia, interessata agli animali e alla pallavolo e via dicendo. Queste sarebbero
solo alcune delle migliaia di componenti che definiscono il suo concetto di sé.
• L’autostima è invece una valutazione che riguarda le informazioni e i dettagli
contenuti nel concetto di sé; è la reazione emotiva che si sperimenta quando si
guardano e si giudicano differenti aspetti di se stessi. Essa è collegata alle
credenze soggettive riferite alle abilità, alle capacità, ai rapporti sociali, e ai
risultati futuri dell’agire.
Detto ciò possiamo affermare che il concetto di autostima e di sé sono
indissolubilmente legati ma allo stesso tempo differenti; inoltre, benché siano
connessi e dipendenti, possono però presentarsi differentemente da individuo a
individuo, infatti non è da escludere che le persone possano avere una percezione
oggettivamente positiva su alcune potenzialità possedute, come il fatto di riconoscersi
capaci sul lavoro, o nello sport, o in altro, continuando però a non amare e a non
apprezzare realmente se stessi. In questo caso la persona avrà un concetto di sé
positivo ma possedere comunque una bassa autostima. È inoltre possibile che
avvenga anche la condizione opposta: ci si può apprezzare ed amare, avendo pertanto
un’alta autostima, nonostante la mancanza di indicatori oggettivi che sostengano una
visione di sé così positiva, avendo quindi un basso concetto di sé. Per spiegare ciò, è
stata compiuta una distinzione concettuale tra autostima globale e autostima
specifica, definendo la prima come giudizio complessivo sul proprio valore e la
seconda come giudizio che riguarda un particolare settore auto-valutativo (fisico,
intellettuale, morale, sociale, ecc.)5
. L’autostima globale non coincide
obbligatoriamente alla somma delle varie autostime specifiche: accade che anche
coloro che riescono facilmente ad ottenere successi in diversi ambiti, avendo quindi
varie autostime specifiche ad un buon livello, serbino comunque un sentimento di
negatività verso di sé; al contrario è possibile anche mantenere un concetto di se
stesso positivo nonostante innumerevoli momenti di “sconfitta”. Tale diversità trova
spiegazione nel fatto che gli individui attribuiscono ad ogni aspetto della propria vita
una diversa importanza: quanto più è importante per un individuo riuscire a valutarsi
positivamente in un determinato aspetto, tanto più quell’autostima specifica avrà peso
(positivo o negativo) sull’autostima generale.
APPROCCI STORICI
Ci occuperemo ora di definire brevemente il quadro storico che ha reso il costrutto di
autostima tale a quello che conosciamo oggi.
Una delle prime definizioni risale alla ricerca di William James (1890/1983), secondo
cui l’autostima proviene dal raffronto tra la valutazione oggettiva delle nostre
competenze (sé reale), la nostra valutazione del sé reale (sé percepito) e le aspettative
5
https://www.igorvitale.org/autostima-globale-e-autostima-specifica-in-psicologia-cosa-sono-e-perche-sono-utili/
su di sé, influenzate dalla cultura e dalla società (sé ideale) 6
. Secondo la visione di
James, nel momento in cui il suo sé percepito non riesce a raggiungere il livello del
suo sé ideale, l’individuo matura tanta bassa autostima quanto più grande è la
discrepanza tra i due. Nel caso in cui il sé percepito sia minore, vi sarà
insoddisfazione, mentre si percepirà un alto senso di potere e successo quando il sé
percepito supererà il sé ideale. Questa concezione, per quanto innovativa per l’epoca,
non prendeva in considerazione le variabili di tipo ambientale che entrano
inevitabilmente in contatto con la sfera umana. Per questa ragione, gli studi
successivi si sono concentrati sullo sviluppo di una concezione che valorizzasse la
multidimensionalità del costrutto, che tra i vari aspetti comprende anche le relazioni
interpersonali, il vissuto corporeo, la vita familiare, il rendimento scolastico, ecc.
Le relazioni interpersonali nello specifico, sono di netta importanza per la costruzione
della propria autostima. Affermare che gli altri ci facciano da specchio e che
l’immagine che ci rimandano diventa pian piano ciò che noi pensiamo di noi stessi, ha
sicuramente un fondo di verità: riuscirebbe Luca ad apprezzarsi totalmente pur
venendo ignorato dagli amici, o svalutato dalla propria famiglia? Voi cosa
rispondereste? Forse Luca potrebbe iniziare a pensare che le persone che lo
circondano non lo capiscano, siano cattive o ignoranti, oppure potrebbe credere che
abbiano ragione e che lui sia una persona poco interessante, di cui si può fare a meno
ma la cosa certa è che Luca avrà una reazione interiore al tipo di relazioni che
instaurerà nella sua vita e al giudizio che percepirà da parte degli altri. Come le ha
Luca, queste reazioni le abbiamo tutti, perché molto di ciò che siamo è deriva dal
mondo sociale in cui siamo calati.
In seguito a quanto esposto, è importante che il lettore possa comprendere che
l’incontro con l’alterità, pur avendo una profonda influenza sulla nostra autostima,
non deve offuscare quello che realmente siamo. Nessuno potrà mai conoscerci meglio
di noi stessi, nessuno potrà comprendere appieno il nostro vissuto, le nostre
esperienze e i nostri dolori. Dobbiamo realizzare ciò senza compatirci e giustificarci,
6
http://www.ascoltopsicologico.it/site/articolo.asp?id_area=18&id_rubrica=42&cc=
per ricordare, sempre, che l’essenza di noi stessi unisc
ma si realizza appieno in una completezza che è al di sopra della somma delle parti
che la compongono.
Oltre a James, anche Freud e gli psicologi umanisti come Rogers e Maslow si
occupano di trattare il costrutto di autostima. Secondo Abraham Maslow
motivazione è uno degli aspetti centrali della personalità: l’autostima si inserisce tra i
bisogni fondamentali, che vengono teorizzati secondo un modello piramidale
gerarchico alla cui base troviamo quelli fisiologici, poi
a seguire quelli di stima e di autorealizzazione.
7
https://www.stateofmind.it/2015/03/motivazione
er ricordare, sempre, che l’essenza di noi stessi unisce diversi punti di osservazione
appieno in una completezza che è al di sopra della somma delle parti
nche Freud e gli psicologi umanisti come Rogers e Maslow si
occupano di trattare il costrutto di autostima. Secondo Abraham Maslow
no degli aspetti centrali della personalità: l’autostima si inserisce tra i
bisogni fondamentali, che vengono teorizzati secondo un modello piramidale
gerarchico alla cui base troviamo quelli fisiologici, poi di sicurezza, di attaccamento e
i di stima e di autorealizzazione.
https://www.stateofmind.it/2015/03/motivazione-piramide-maslow/
e diversi punti di osservazione
appieno in una completezza che è al di sopra della somma delle parti
nche Freud e gli psicologi umanisti come Rogers e Maslow si
occupano di trattare il costrutto di autostima. Secondo Abraham Maslow7
, la
no degli aspetti centrali della personalità: l’autostima si inserisce tra i
bisogni fondamentali, che vengono teorizzati secondo un modello piramidale
di sicurezza, di attaccamento e
Secondo lo studioso, i bisogni alla base della piramide sono fondamentali, e devono
essere soddisfatti per poter percepire i bisogni ai vertici. I bisogni fisiologici e di
sicurezza sono considerati componenti della macro-categoria dei bisogni fisici, quelli
di realizzazione sono invece inseriti nella categoria di bisogni dell’Io, mentre quelli di
stima e appartenenza nei bisogni sociali. Mentre i bisogni fondamentali, una volta
soddisfatti tendono a non ripresentarsi, i bisogni sociali e relazionali tendono a
rinascere con nuovi e più ambiziosi obiettivi da raggiungere8
. Da ciò si può dedurre il
carattere relazionale che il costrutto di autostima acquisisce con gli psicologi
umanisti: la stima è auto-riferita ma dipende dal mio rapporto con l’alterità.
L’autorealizzazione richiede caratteristiche di personalità, oltre che competenze
sociali e capacità tecniche, molto particolari e raffinate. Maslow presenta una lista di
quelle che, a suo dire, sono le caratteristiche di personalità necessarie affinchè una
persona si senta auto-realizzata: realismo, accettazione di sé, spontaneità,
inclinazione a concentrarsi sui problemi piuttosto che su di sé, autonomia e
indipendenza, capacità di intimità, apprezzamento delle cose e delle persone,
capacità di avere esperienze profonde, capacità di avere rapporti umani positivi,
democrazia, identificazione con l’essere umano come totalità, capacità di tenere
distinti i mezzi dagli scopi, senso dell’ironia, creatività, originalità.9
Una personalità contemporanea di spicco è certamente NathanielBranden
(1930/2014), psicoterapeuta statunitense considerato un pioniere nel campo
dell’autostima a livello internazionale. Impegnato da oltre trent’anni nella ricerca e
nello studio delle scienze psicologiche, Branden definisce l’autostima come la fiducia
nelle proprie capacità di superare le avversità della vita e la convinzione di meritare
felicità e successo, affermando i propri bisogni e desideri.
Nel corso della sua attività professionale NathanielBranden fu autore di diversi
manuali di psicologia, che furono tradotti in diciotto paesi, tra cui il più famoso “I sei
8
https://www.risorseumanehr.com/blog-hr/la-piramide-dei-bisogni-di-maslow
9
https://www.stateofmind.it/2015/03/motivazione-piramide-maslow/
pilastri dell’autostima10”). Con i “sei pilastri” Branden indica i sei cardini della sua
filosofia dell’autostima, che possiamo sintetizzare nei seguenti punti:
1. Vivere consapevolmente. Equivale a comprendere quali siano i nostri valori,
le nostre motivazioni, aspirazioni e obbiettivi, cosa è davvero rilevante per noi
e che direzione vogliamo far prendere alla nostra vita. L’autostima parte da un
raffronto autentico con noi stessi, acquisendo consapevolezza di ciò che
realmente siamo
2. L’accettazione di sé. Ha origine dalla comprensione e dal rispetto di ogni parte
di noi stessi. Rispettare il nostro essere non significa evitare di migliorarlo ma
curarlo e sospingerlo verso la sua realizzazione e valorizzazione massima,
mentre accettarci significa comprendere che nessuno è perfetto, che tutti
abbiamo punti deboli ed è proprio questo che ci rende “Umani”. I pensieri, le
emozioni, i comportamenti che compongono la nostra persona vanno prima di
tutto riconosciuti, poi capiti e accolti, senza respingerli o rinnegarli, nonostante
ci possa essere qualcosa che non ci piace della nostra persona e che
desideriamo modificare. Tutto questo non deve essere realizzatonascondendoci
ma vivendo autenticamente.
3. Il senso di responsabilità. I primi responsabili delle nostre azioni siamo noi
stessi. È importante che ognuno sappia prendersi cura di sé per poter
valorizzare appieno quello che siamo. La responsabilità verso la nostra vita
deve essere massima, senza delegare ad altri la realizzazione della nostra
felicità. L’uso che facciamo del nostro tempo, il valore che diamo alle nostre
relazioni, il nostro atteggiamento nei confronti della vita dipende in primis da
noi: nessun altro può sostituirci, perché nessuno può assumersi la
responsabilità dell’esistenza di un altro individuo.
10 The Six Pillars of Self-Esteem, Nathaniel Branden 2008
4. 4. L’autoaffermazione. È importante sviluppare la propria assertività: essa
consiste nella capacità di esprimere in modo chiaro ed efficace le proprie
emozioni e opinioni, senza tuttavia offendere né aggredire l’interlocutore. È un
comportamento che permette a una persona di agire nel suo pieno interesse, di
difendere il suo punto di vista senza ansia, esprimendo con sincerità e
disinvoltura i propri sentimenti e di tutelare i diritti di sé senza ignorare quelli
degli altri. È giusto dare voce alle proprie convinzioni, esprimendo i propri
valori e sentimenti nei modi e nei contesti appropriati: ognuno ha il diritto di
mostrare se stesso per ciò che è.
5. Darsi un obiettivo. Che cosa vogliamo? Qual è la vita che desideriamo
vivere? Dobbiamo darci degli scopi e muoverci con pazienza e perseveranza
per raggiungerli. È importante che la nostra vita abbia un senso di amore, gioia
e serenità.
6. Integrità personale. Per raggiungere la serenità è necessario mantenere fede ai
propri valori, agendo sempre con lealtà e coerenza. Ciò non significa essere
infallibili, ma riconoscere i nostri errori e impegnarci per migliorare. Branden
afferma che è di fondamentale importanza rendere la nostra esistenza “un
riflesso della nostra visione interiore del bene11”.
L’essenza dell’autostima è fidarsi della propria mente e sapere di meritare la felicità.
NathanielBranden
11 https://www.angelofiori.it/conosci-te-stesso-per-valorizzare-tuoi-talenti/